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venerdì 1 Agosto, 2025

Meno contributi per molti teatri della regione, il settore culturale è in allarme

Meno contributi per molti teatri della regione, il settore culturale è in allarme

Giulia Fellini, coordinatrice di Confcooperative Cultura Turismo Sport Romagna: “A farne le spese sono realtà artistiche che in Romagna hanno rappresentato sperimentazione, coraggio, internazionalizzazione e innovazione”

La stagione culturale estiva sta procedendo a pieno ritmo, sono tante le iniziative in cartellone che animeranno palchi, arene e piazze in tutta la Romagna. Il mese di luglio si è aperto però anche con una notizia che preoccupa in particolare il settore del teatro: il Ministero della Cultura ha abbassato i punteggi di qualità artistica di molti teatri e festival dell’Emilia-Romagna, che di conseguenza riceveranno meno contributi per l’organizzazione delle loro attività, fra questi anche la cooperativa Ravenna Teatro. Una notizia che preoccupa e mette in allarme un settore che negli ultimi anni ha faticato più di altri.

“La cultura è pluralismo, inclusione, innovazione, ricchezza. Quest’ultima non solo economica, ma valoriale – sottolinea Giulia Fellini, presidente di Cultura Turismo e Sport Confcooperative Romagna -. Da qui il timore di un pesante impoverimento per le decisioni del Ministero della Cultura, che sono state definite una ‘guerra culturale’ dettata da scelte politiche. A farne le spese sono realtà artistiche che in Romagna hanno rappresentato sperimentazione, coraggio nelle scelte, internazionalizzazione, produzione innovativa. Un’attività considerata come arricchimento sul territorio, spesso coinvolto in una partecipazione attiva, in ottica di inclusione sociale”.

Oltre a Ravenna Teatro le realtà culturali della Romagna colpite dalle nuove scelte ministeriali sono: Emilia-Romagna Teatro, Ater, e i festival Santarcangelo, Polis, Le Città Invisibili, Crisalide e Ipercorpo. “Si tratta di esperienze che nei nostri territori hanno significato ricchezza culturale, innovazione, ricerca, promozione, attrattività, apertura e relazioni con il mondo – continua Fellini -. Per questo il sostegno pubblico alla pluralità culturale è fondamentale. Per evitare il rischio di un progressivo impoverimento dell’offerta, che a sua volta porta con sé il rischio di accentuare differenze e veder scomparire veri e propri centri culturali. Si aggiunga l’impatto economico, con conseguenze negative sull’intero comparto culturale e la perdita di posti di lavoro”.

“La cultura è qualcosa di ampio e inclusivo, riguarda molteplici aspetti della vita delle persone e delle comunità. Va valorizzata, incentivata e tutelata come valore imprescindibile in ogni contesto sociale – conclude -. E in quest’ottica le realtà culturali e artistiche vanno considerate veri e propri presidi di crescita di una comunità e di un territorio, oltre che promotori di una visione ‘alta’ del mondo”.

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