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Le aree interne tra spopolamento e rinascita


Le aree interne tra spopolamento e rinascita
In Valmarecchia le esperienze delle cooperative di comunità stanno riportando servizi e coesione sociale

Qualche settimana fa sulla stampa sono stati pubblicati i dati sullo “spopolamento” della zona dell'alta Valmarecchia. Numeri precisi, indiscutibili, che evidenziano il trend di chi sceglie di muoversi verso la costa per avere più servizi, più opportunità lavorative e condizioni di vita più agevoli. Numeri che devono far riflettere le amministrazioni comunali, le associazioni di categoria, le aziende.

In questo dibattito voglio dare voce ad alcune esperienze che negli ultimi anni sono nate per sostenere e contrastare il fenomeno dello spopolamento, in particolare nei comuni montani. Si sta lentamente affermando un modello di partecipazione sociale che si chiama “Cooperativa di Comunità”, ovvero imprese che hanno come obiettivo la creazione di valore economico e sociale, che reinvestono il profitto per il potenziamento delle attività. Hanno inoltre una mission molto ampia: tendono a massimizzare il beneficio collettivo e sono orientate a rispondere ai bisogni di una pluralità di soggetti. Il ruolo atipico della comunità si basa sulla co-produzione perché i membri di queste imprese partecipano alla produzione degli stessi servizi o beni che poi acquistano.

Giovanni Teneggi, storico promotore di queste imprese in Emilia-Romagna, ha più volte sottolineato come la cooperativa realizza i propri scopi sociali coinvolgendo le risorse della comunità attraverso: relazioni di integrazione e reciprocità sociale ed economica degli abitanti e autogestione responsabile dell'impresa, soddisfacendo, contestualmente, gli interessi mutualistici de soci cooperatori.

In Valmarecchia grazie al lavoro di Confcooperative, Appenninol'Hub, Bcc Riviera Banca e le amministrazioni comunali, sono nate due esperienze nel comune di Casteldelci e San Leo. Grazie alle cooperative di comunità sono stati riattivati alcuni servizi in fase di chiusura. A San Leo, in particolare i cittadini hanno riattivato lo storico forno, passando da una gestione familiare a una di comunità. Oggi, gli stessi soci-cittadini della cooperativa si stanno preparando a sostenere anche il passaggio generazionale del minimarket nel centro storico di San Leo.

Questo modello di cooperazione si unisce ad altre esperienze che sul territorio delineano una sinergia che parte del basso. Occorre conoscere questi processi, valorizzarli e sostenerli (anche economicamente) perché nel loro piccolo e tra le tante difficoltà stanno lavorando per contribuire a rigenerare le economie di quelle che vengono definite le “aree interne”, patrimoni da difendere con forza e tenacia.

Marco Angeloni, presidente cooperativa di comunità Fermenti Leontine


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