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Il ruolo fondamentale della cooperazione sociale


Il ruolo fondamentale della cooperazione sociale
Rete, sinergie, condivisione degli obiettivi e co-progettazione, i punti di forza dei territori che hanno risposto meglio all'emergenza sanitaria nella gestione dei servizi alla persona
La cooperazione sociale ha svolto un ruolo fondamentale nella progettazione e nella gestione dei servizi alla persona in tutto il territorio emiliano-romagnolo. Un ruolo che ha fatto sì che questo sistema integrato di welfare risultasse pronto e organizzato anche in situazioni di emergenza inaspettata come quella dettata dal dilagare del coronavirus. Questo ruolo è stato pienamente e ufficialmente riconosciuto dalla Regione Emilia-Romagna in un incontro, svolto negli scorsi giorni, tra i rappresentanti dell'Alleanza delle Cooperative Sociali dell'Emilia-Romagna, la vicepresidente della Regione Elly Schlein e l'assessore alla Sanità Raffaele Donini. Adesso, in questa nuova fase di contenimento del virus e alla luce di quanto è successo, è giunto il momento di riflettere sul futuro di questo modello. “I suggerimenti e gli spunti di riflessione maturati in queste ultime settimane sono diversi - sottolinea il vicepresidente di Confcooperative Ravenna-Rimini Antonio Buzzi -. Il primo punto è sicuramente la diversa capacità di rispondere all'emergenza dei territori, più alta e organizzata laddove era già presente una forte sinergia interistituzionale a vari livelli (tra pubblico e privato, tra sociale, sanitario ed educativo, ecc.) meno pronta laddove queste reti erano più fragili o inesistenti. In quest'ultimo caso, la mancanza di collaborazione ha innescato incomprensioni e conflitti di attribuzione, fenomeni che, oltre a non aver aiutato a gestire con efficacia l'emergenza, hanno determinato un clima di reciproca delegittimazione, nel tentativo di ciascuno di deresponsabilizzarsi rispetto a quanto accaduto, scaricando sugli altri attori le ragioni dell'insuccesso”. Nei territori che più di altri si sono distinti per la capacità di riadattare l'intera filiera integrata dei servizi educativi, sociali e sanitari si possono cogliere alcune caratteristiche peculiari: “il contesto dinamico e sinergico - continua Buzzi -, la presenza di un pensiero condiviso tra tutti gli attori del welfare (preesistente all'emergenza sanitaria), la co-progettazione dei servizi intesa come attività partecipata dai diversi attori (Ente locale, Asl, Ente gestore, ecc.). Questi territori si caratterizzano per la loro capacità diffusa di produrre fiducia e coesione sociale, per la presenza marcata e qualificata del Terzo Settore capace di fare rete tra le singole organizzazioni e tra queste e gli atri attori del territorio. Sono quelle comunità solidali, accoglienti, educanti che vivono come un dovere condiviso dare le risposte necessarie alle persone fragili e vulnerabili, un problema di giustizia sociale che non può essere demandato unicamente agli addetti ai lavori, riguarda tutti. Da queste esperienze, da questi territori possiamo tracciare i lineamenti, i profili delle comunità che vorremmo ci accompagnassero fuori dalla pandemia, fuori dalla crisi economica, fuori dalle paure, per riscoprirci ciascuno un po' più interessato a mettere la propria spalla sotto il peso dell'altro”.

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