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Gianni Bessi: 'Non potremo fare a meno del gas ancora per molti anni'


Gianni Bessi:
 Il consigliere regionale ha firmato un'interrogazione alla Giunta regionale sul costo dell'energia. Una delle proposte è di sfruttare i giacimenti naturali di metano ora chiusi, tra cui quelli dell'Adriatico
“Se sfruttassimo il gas naturale presente nei nostri giacimenti, tra cui quelli dell'Adriatico, il costo a metro cubo per le famiglie passerebbe da quasi 1 euro a solo 5 centesimi”. Il consigliere regionale Gianni Bessi, che di recente ha firmato un'interrogazione alla Giunta regionale proprio sul tema del caro energia, lo sostiene da tempo: “Dobbiamo fare i conti con la realtà: nonostante la transizione energetica sia in atto e l'apporto delle rinnovabili sia in aumento, non potremo fare a meno del gas ancora per molti anni”.

Quali sono le motivazioni che hanno portato all'imponente aumento del costo dell'energia in Italia?
“Il nostro Paese importa la quasi totalità delle risorse necessarie (circa il 90%) per rispondere al proprio fabbisogno energetico, l'equivalente di 70 miliardi di metri cubi all'anno e ci siamo scontrati con l'impennata dei prezzi dovuta a scelte effettuate dai paesi esportatori. Oggi in Europa il prezzo ha superato i 100 euro per megawattora e questo si è riflettuto sulle bollette ma anche sui trasporti, laddove il metano per autotrazione ha registrato incrementi fino al 100% toccando i 2 euro al metro cubo. E oggi in Italia circolano circa 1 milione di veicoli a metano”.

Qual è la sua opinione sull'intervento di 4 miliardi deciso dal Governo?
“Il sostegno economico a famiglie e imprese è necessario ma congiunturale e incapace di risolvere il problema alla radice. Nel medio-lungo termine è corretta la strada tracciata dal Ministro alla Transizione ecologica Roberto Cingolani che ha ipotizzato un intervento strutturale per raddoppiare la produzione nazionale di energia fino a 8 miliardi di metri cubi all'anno. Ma occorre fare presto, senza aspettare, perché l'agenda politica del sistema Italia è sempre incerta e già altre volte si è persa l'occasione di intervenire sulle risorse nazionali”.

La proposta su cui sta lavorando è far ripartire lo sfruttamento del metano nazionale…
“Non possiamo appoggiare la transizione energetica esclusivamente sulle fonti rinnovabili perché ad oggi non sono ancora in grado di garantire la continuità 24 ore su 24 e non abbiamo certezza sui tempi in cui si troverà una soluzione a questo limite. E, come stiamo imparando sulla nostra pelle, non è conveniente affidarsi completamente a paesi approvvigionatori, come la Russia ad esempio, con i quali i rapporti al momento sono tesi. Questo dovrebbe suggerire una revisione della strategia nazionale sul gas, che in sintesi significherebbe riaprire l'autorizzazione alle estrazioni. ‘Non si tratta di trivellare di più, ma di usare i giacimenti che ci sono già, che sono chiusi e possono essere riaperti in un anno' come ha spiegato Cingolani”.

Tra questi anche i giacimenti dell'Adriatico?
“Si tratterebbe di superare il Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile) che tre anni fa ha decretato una moratoria dell'attività di estrazione. L'Eni sarebbe pronta a partire: nel gennaio del 2018 presentò a Ravenna un piano che prevedeva di aumentare i prelievi di metano in Adriatico dai 2,8 miliardi a circa 5 miliardi di metri cubi all'anno. Il tutto non risolverebbe il problema ma sarebbe un segnale importante”.

Pensa che a livello geopolitico sarebbe una strategia vincente per l'Italia?

“Questa mossa riporterebbe il nostro Paese tra i player mondiali e l'Italia, anche per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, potrebbe candidarsi a essere uno dei leader della comunità europea del gas. Senza contare gli effetti virtuosi che questo nuovo corso avrebbe sia sul bilancio economico del paese che su quello ambientale, visto che l'attuale massiccia importazione di gas, sia con pipeline o con navi gasiere, produce inquinamento”.

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