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Il segretario nazionale Venturelli immagina un'Europa più sociale e inclusiva


Il segretario nazionale Venturelli immagina un
“Bisogna rispettare la pluralità dei modelli e delle diversità dei territori, garantendo inclusione ed equità nel lavoro”
È un'Europa più sociale e inclusiva quella che si immagina Confcooperative a poche settimane dalle elezioni europee. Dopo anni passati a concentrarsi unicamente sulle politiche economiche, si sente il bisogno di cambiare passo e, come sottolinea il segretario nazionale di Confcooperative Marco Venturelli, di dire “sì all'Europa ma a un'Europa molto diversa da quella attuale e con un pilastro sociale molto forte. Non solo un'Europa del rigore ma anche dei diritti e delle tutele sociali”.

Chiedete un'Europa più forte?
“La posizione di Confcooperative è europea ed europeista, sia per le nostre radici valoriali che per la necessità di poter contare su politiche europee unitarie che consentano di superare questioni e problemi che hanno una dimensione sovranazionale. I tre capi sui quali si fonda il pilastro europeo dei diritti sociali lanciato dalla Commissione - pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione - richiedono strumenti cogenti per dare concretezza ai diritti e alle tutele sociali, vincolanti per tutti al pari delle regole sui bilanci degli stati membri”.

Quale dev'essere, secondo Confcooperative, il ruolo dell'Europa nel contesto globale?
“Noi crediamo che l'Europa unita sia fondamentale per affrontare  le politiche economiche ma anche quelle sociali, geopolitiche e relative all'immigrazione. A fronte di un'area asiatica in assoluta crescita e al potere dell'area americana rischiamo di restare ai margini, in tema non solo di sviluppo ma anche di diritti e di influenza geopolitica. E senza un'Europa unita, non riusciremo a combattere neppure lo strapotere delle multinazionali e i loro comportamenti finalizzati al dumping sociale o all'elusione fiscale. Ma occorre lavorare anche sugli organi istituzionali di questa Europa”.

In che senso?
“È necessario rendere più democratiche le istituzioni mettendo in condizione il Parlamento europeo di legiferare davvero e di rafforzare il ruolo del Presidente della Commissione europea, anche valutando la possibilità di un'elezione diretta. Occorre inoltre semplificare l'iter burocratico rendendo più forte la politica”.

Quindi chiedete che le decisioni siano più incisive sui territori e le procedure più rapide?
“La tecnoburocrazia ha fatto tanto male all'Europa in questi anni. Quella europea si è dimostrata una tecnostruttura in grado di sottrarre la maggior parte del potere decisionale alla politica, al livello istituzionale, cosa che condiziona fortemente l'applicazione delle norme. Dev'essere più chiaro che la responsabilità politica è di tutti rafforzandola in capo agli eletti dai cittadini”.

Secondo Confcooperative, da dove bisogna partire per costruire un'Europa più sociale?
“Dalla legislazione e, in particolare, da una legislazione che faccia della biodiversià e dei caratteri locali un punto di forza. L'Europa è un grande continente con tante vocazioni territoriali che hanno bisogno di rispetto. Crediamo non debba essere proposto un unico modello di impresa, di sviluppo. La biodiversità economica, sociale e di impresa è una ricchezza che non va soffocata. Spesso la burocrazia pretende un'omologazione dei livelli ma noi crediamo ci debba essere rispetto per la pluralità dei modelli e delle diversità dei territori con un accento sulla socialità e i diritti sociali. Una legislazione che guardi all'inclusione e a una maggiore equità nel lavoro per tutti, anche per i giovani e le donne: valori che, come cooperazione, ci sono particolarmente vicini e al rafforzamento dei quali possiamo contribuire direttamente. La nostra visione è quella fissata dagli SDGs dell'Agenda Onu 2030, per uno sviluppo realmente sostenibile. Da cooperatori, dobbiamo sentire ancor più l'impegno di lasciare un mondo migliore ai giovani e alle future generazioni”.
 

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