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Servizi essenziali, timori per il calo di liquidità che colpisce enti pubblici e privati


Servizi essenziali, timori per il calo di liquidità che colpisce enti pubblici e privati
Le cooperative che operano nei settori della gestione ambientale, dell'educazione e dell'assistenza alle prese con le incertezze dovute alla sospensione dei pagamenti dei servizi
Le cooperative che, anche durante la fase di lockdown, hanno continuato a lavorare e a gestire servizi essenziali nei settori della raccolta rifiuti, igiene ambientale e nel campo dei servizi alla persona guardano alla fase 2 con qualche timore legato soprattutto alla regolarità dei pagamenti e alla riscossione dei crediti sia dai privati che dalle pubbliche amministrazioni. “A livello istituzionale ci sono Regioni che già prima dell'emergenza sanitaria non riuscivano a rispettare i tempi di pagamento e si teme che il coronavirus possa solo peggiorare una situazione già difficile - evidenzia Pier Nicola Ferri, funzionario Confcooperative Lavoro e servizi Ravenna-Rimini -. Nel campo della raccolta rifiuti, ad esempio, le richieste di sospensione dei pagamenti delle aziende chiuse che non hanno prodotto rifiuto e le sospensioni nei confronti dei cittadini rischiano di riversarsi su chi, questi servizi, ha continuato a svolgerli anche durante la fase di emergenza epidemiologica”. “Rispetto ai servizi o commesse svolti dalle cooperative sociali di inserimento lavorativo (tipo B) e dai consorzi per le aziende private (ex art. 17 LR 14) si sono verificate richieste delle aziende di allungare i tempi di pagamento, per ovvi motivi, legati alla contrazione dell'attività - aggiunge Katia Gulino, funzionaria di Confcooperative Federsolidarietà Ravenna-Rimini -. Mentre per quel che riguarda l'igiene ambientale si teme una rinegoziazione dei contratti in funzione della relativa diminuzione di presenze nella fascia costiera. Ciò comporterebbe una riduzione di fatturato difficile da sostenere per le cooperative coinvolte rischiando di compromettere un intero sistema e il lavoro di tante persone fragili”. Molto complicata anche la situazione delle cooperative sociali che si occupano di prima infanzia, educazione e assistenza: “Chi ha i servizi completamente sospesi nei mesi scorsi non ha fatturato niente né ai privati né alle pubbliche amministrazioni pur avendo comunque da sostenere, oltre ai costi del personale coperti dalla Cassa integrazione o dal Fis, anche i costi cosiddetti fissi che sono incomprimibili - continua Katia Gulino -. Al momento, quello che stiamo facendo come Confcooperative di area Romagna, è chiedere ai sindaci dei vari territori di applicare l'articolo 48 del decreto Cura Italia ripreso e ampliato dall'articolo 116 del decreto Rilancia Italia. In sintesi l'articolo dice che nel caso dei servizi sospesi per via del Covid-19 le amministrazioni locali possono riconoscere i costi fissi maturati anche durante i mesi di sospensione del servizio e aggiunge che, nella fase di ripartenza e co progettazione le amministrazioni possono riconoscere ai gestori costi per i servizi, o parte di essi al fine di garantirne la sostenibilità aziendale. Abbiamo riscontrato una grande disponibilità da tutti i sindaci dei comuni delle province di Ravenna e Rimini che si stanno concretizzando con incontri più tecnici tra soggetti gestori e enti locali”.

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