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Romagna Next, la pianificazione condivisa come motore di crescita


Romagna Next, la pianificazione condivisa come motore di crescita
 Confcooperative Romagna è tra gli enti coinvolti nel progetto che vuole disegnare il futuro dell'area vasta romagnola. Il direttore generale Andrea Pazzi: “L'obiettivo più ambizioso sarebbe riuscire a disegnare un luogo sostenibile, socialmente e da un punto di vista ambientale”
 Al lavoro per una vision condivisa su alcuni temi strategici per una Romagna competitiva e attrattiva. Il percorso, individuato dal progetto Romagna Next che candida la Romagna come laboratorio di pianificazione strategica di medio-lungo termine, vede numerosi attori coinvolti. Tra questi gli enti locali a iniziare dai 4 comuni capoluogo, le istituzioni - Province e Camere di Commercio, Regione Emilia-Romagna, Università, Ausl - le associazioni di categoria e i grandi gestori territoriali di infrastrutture e servizi. Anche Confcooperative Romagna sta partecipando ai momenti di consultazione avviati nell'ambito del Progetto. Al direttore generale Andrea Pazzi chiediamo di illustrare opportunità e  possibili criticità in questa progettazione finalizzata al nuovo posizionamento della Romagna.
Direttore, si lavora per una area vasta finalmente unita?
“Si sono già svolti i primi incontri che hanno interessato le tre Province. Si tratta di un percorso importante, direi indispensabile, perché c'è bisogno di una regia comune se la Romagna vuole mantenersi competitiva a livello economico e sociale. La stessa nostra organizzazione ha compiuto in tempi recenti un ‘percorso Romagna', costruendo una dimensione territoriale di area vasta, fondamentale oggi per qualsiasi progetto di sviluppo competitivo giocato su orizzonti più ampi”.
Cosa porta in dote la Romagna? 
“Abbiamo caratteristiche distintive, anche nei confronti dell'Emilia. La loro valorizzazione non può che essere un arricchimento per la nostra regione. Penso al nostro agroalimentare che si differenzia da quello emiliano, andando tuttavia a integrarne l'offerta con la presenza di importanti imprese in questo settore. Anche in altre aree - benessere, calzaturiero, biomedica - emergono imprese d'eccellenza con marchi e brand conosciuti in tutto il mondo, un ruolo strategico è quello del turismo in riviera”.
Sull'area vasta però il cammino non procede sempre spedito. Ci sono ancora troppe “Romagne”?
“L'area vasta in questo momento è rappresentata in sanità dall'Ausl Romagna, nel turismo ha in Destinazione Romagna un soggetto unificatore, in parte la troviamo nei Consorzi di bonifica del territorio, nel Polo universitario. Ma è fondamentale che anche altri soggetti, istituzionali e non, si strutturino come Romagna. È un auspicio, partendo ad esempio dalla realtà camerale. Occorre superare la resistenza del campanile”.
Oggi la pianificazione strategica del territorio ha un potente alleato: il Pnrr. Sapremo farlo diventare un vero volano di sviluppo? 
“È fondamentale poter contare su risorse così corpose, che, se ben orientate, consentirebbero un vero cambio di passo in ottica di sistema, per sviluppare asset importanti come le infrastrutture viarie, ferroviarie e stradali. Penso ai collegamenti con la A14 sulla direzione nord-sud, ai tratti ancora da completare e mettere in collegamento nell'asse est-ovest e ancora ai collegamenti per il trasporto merci con l'hub portuale della città di Ravenna, una straordinaria opportunità per tutto il territorio. Le infrastrutture tecnologiche non sono di minore importanza. Soprattutto nelle aree interne del territorio dove le imprese rischiano di rimanere fortemente penalizzate senza una rete informatica adeguata”.
Quali punti di forza mette in campo la Romagna?
“Sicuramente la grande ricchezza storico-paesaggistica con città d'arte, monumenti, borghi e parchi che tutti ci invidiano, uno per tutti il Parco delle Foreste Casentinesi; la popolazione culturalmente accogliente che ha consentito a questa terra un grande sviluppo turistico e l'ha resa un luogo dove si vive bene, il dinamismo del tessuto economico”.
Spinte negative? 
“Negativo è il perdurare di uno sterile campanilismo, insieme alla mancanza di un forte interlocutore politico. Stenta ancora a imporsi una vera e diffusa idea di area vasta, questo si traduce in difficoltà a fare sistema e a lavorare per obiettivi condivisi”. 
Cofcooperative Romagna cosa propone nella costruzione di una area vasta unita e rafforzata?
“Senza dubbio le energie rinnovabili, lo sviluppo delle comunità energetiche, l'eolico a mare, senza dimenticare che la transizione energetica è possibile se manterremo per un certo periodo le estrazioni di gas in Adriatico. Serve una forte pianificazione che preveda aree edilizie per il residenziale sociale, vanno incentivate la mobilità elettrica, soprattutto sulla costa anche in funzione turistica, e una maggiore integrazione intermodale tra le piattaforme logistiche. Sul fronte delle opportunità lavorative e professionali occorre sostenere con più convinzione il matching tra università e imprese, e rendere più attraenti gli istituti professionali”.
La sua organizzazione a quale Romagna sta pensando?
“L'obiettivo più ambizioso sarebbe riuscire a disegnare una Romagna sostenibile, socialmente e da un punto di vista ambientale. L'ecosostenibilità, il vivere in salute potrebbero essere un vero brand da spendere come area vasta. Per rendere la Romagna davvero competitiva a livello nazionale”.
Giulia Fellini

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